Si è svolto giovedì 21 maggio 2020 lo sciopero dei braccianti agricoli fortemente voluto ed indetto dal sindacalista Aboubakar Soumahoro contro il decreto Rilancio.
Una giornata di stop per i lavoratori e, in segno simbolico, per i consumatori, al fine di unirsi in un unico grido a favore dei diritti e della dignità umani.
Focus centrale di molte discussioni in questi giorni è il decreto Rilancio, con il quale si dichiara, tra le altre cose, la regolarizzazione dei migranti impegnati in lavori manuali (nei campi o nelle case), questione per la quale la ministra Bellanova si è battuta. Questo provvedimento, però, è al centro di un ampio dibattito perché considerato da molte organizzazioni di tutela insufficiente e uno strumento che rischia di rendere ancora più invisibili quelle categorie già dimenticate e vulnerabili.
Secondo il parere del sindacalista Aboubakar Soumahoro, si tratta di una regolarizzazione per convenienza e non di una pratica per il riconoscimento dei diritti fondamentali. Soumahoro aggiunge che, nel corso degli anni, il lavoro dei braccianti è stato sempre più degradato, sminuito, ha perso di dignità e di riconoscimenti, basti pensare allo “stipendio” percepito dai braccianti stranieri ed alle modalità di svolgimento del lavoro. Quindi, sostiene Soumahoro, è giusto battersi affinché venga loro riconosciuto un salario che sia quanto più possibile congruo al lavoro svolto e che questo lavoro possa, in qualche modo, rispettare i diritti degli stessi lavoratori.
L’appello del sindacalista sui vari social, oltre ad invitare la comunità italiana dei consumatori a prendere parte a questo sciopero, preme sulla richiesta di riconoscere la dignità a questi lavoratori invisibili, che prima di ogni altra cosa sono esseri umani e, come tali, dovrebbero essere liberi e non schiavizzati e, anche in questo periodo difficile, non lasciati nel dimenticatoio.