L’Alto Commissario Unhcr a Bruxelles in un incontro con la commissaria Johansson

L’Alto Commissario Unhcr a Bruxelles in un incontro con la commissaria Johansson

“Abbiamo bisogno di un meccanismo più efficiente guidato dagli Stati per salvare le persone in mare, perché nelle ultime settimane abbiamo anche avuto molte perdite di vite umane.”

Negli ultimi giorni l’ emergenza migratoria è tornata d’attualità, nonostante il Covid, per l’ aumentare degli arrivi sulle nostre coste. La quotidiana tragedia degli annegamenti nel braccio di mare tra Libia e Italia chiama in causa i doveri degli Stati e dell’Unione europea. Se ne è discusso nuovamente a Bruxelles in sede di Europarlamento e di Consiglio europeo. L’Alto Commissario Onu per i diritti umani, Filippo Grandi, in un incontro con il Commissario europeo per gli Affari Interni, Ylva Johansson parla di quanto sia necessario il Patto europeo sulla migrazione e sull’asilo.

“Anche se, come sempre all’inizio dell’estate, ci sono più arrivi spiega Grandi , abbiamo bisogno di un meccanismo più efficiente guidato dagli Stati per salvare le persone in mare, perché nelle ultime settimane abbiamo anche avuto molte perdite di vite umane. E, ovviamente, abbiamo bisogno di un meccanismo prevedibile per lo sbarco e il trasferimento. Dobbiamo fermare i respingimenti che stanno avvenendo lungo tutta la frontiera esterna dell’Unione europea”. Si sofferma poi sul concetto di condivisione di responsabilità sottolineando come il 90 per cento dei rifugiati, richiedenti asilo e le altre persone sotto la protezione dell’UNHCR non vivono in paesi ricchi. Sono accolti in Africa, in Medio Oriente, in Asia.

Si chiede quindi anche all’ Europa di fare qualcosa che gli altri paesi stanno già facendo sostanzialmente durante la pandemia.Infine, gli ultimi due punti del Patto prevedono i reinsediamenti e la gestione della dimensione esterna dell’Ue. Quello che serve, osserva il Commissario Onu è “un buon meccanismo efficiente ed equo, basato sui diritti” e che preveda il “rimpatrio di coloro che non sono riconosciuti come rifugiati. E questo meccanismo ha bisogno del sostegno anche dei paesi di rimpatrio”.

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