C’è una notevole differenza tra i termini integrazione ed inclusione. Se per integrazione infatti si intende mettere fisicamente insieme le persone, senza consentire loro di condividere gli stessi strumenti, l’inclusione, invece, offre la possibilità a tutti di essere cittadini e cittadine a tutti gli effetti.
Non è sufficiente quindi integrare le diversità, ma è necessario consentire inclusione facendo spazio alla ricchezza delle differenze. Quello dell’inclusione è un concetto introdotto da pochi anni dalla convenzione dell’Onu sui diritti umani e rappresenta l’occasione per operare affinché ogni individuo abbia pari opportunità, indipendentemente dalla presenza di disabilità e/o povertà.
Il termine società inclusiva è stato definito nell’ambito del Vertice mondiale per lo Sviluppo Sociale tenutosi a Copenaghen nel 1995. Si deve lavorare, tutti uniti, nella stessa direzione: integrare in ogni ambito della società, la scuola in tal senso riveste un ruolo fondamentale. Una scuola inclusiva è molto di più di una scuola che attua integrazione, perché riconosce e valorizza pienamente tutte le differenze dalla disabilità alla genialità, dalle differenze culturali a quelle linguistiche, dalle differenze di pensiero fino alle differenze di genere o orientamento sessuale. Una scuola inclusiva deve superare una didattica standard, ossia che va bene per tutti, in favore di una didattica della differenziazione strutturale. Le relazioni inclusive tra i compagni di scuola ciascuno con le sue peculiarità sono fondamentali per una buona integrazione. Dunque l’inclusività è un valore aggiunto all’integrazione.
Per il filosofo Jürgen Habermas: “Inclusione non significa accaparramento assimilatorio, né chiusura contro il diverso. Inclusione dell’altro significa piuttosto che i confini della comunità sono aperti a tutti: anche, e soprattutto, a coloro che sono reciprocamente estranei o che estranei vogliono rimanere”. (L’inclusione dell’altro, 2013).
L’inclusione sociale dei migranti è un punto chiave nell’Agenda ONU 2030. Nell’ambito dell’obiettivo “Ridurre le disuguaglianze all’interno e tra i paesi” e nel suo obiettivo 10.7 “facilitare una migrazione ordinata, sicura, regolare e responsabile e la mobilità delle persone, anche attraverso l’attuazione di politiche migratorie pianificate e ben gestite”, l’Agenda indica un piano per proteggere e responsabilizzare lo sviluppo delle popolazioni mobili e delle comunità di accoglienza, tra gli altri.
La riduzione delle disuguaglianze è legata anche alla promozione del lavoro dignitoso e dei diritti del lavoro per tutti (obiettivo 8 dell’Agenda 2030) e all’obiettivo di rendere le città inclusive, sicure, resilienti e sostenibili per i migranti e gli altri (obiettivo 11).