Il 2019 si è concluso con un mix di ansia, preoccupazione ed angoscia per tutti quei migranti richiedenti asilo, ospiti dei centri Sprar con il progetto in scadenza. Storie di paura e di panico, poiché in tanti rischiano di finire in mezzo alla strada, in pieno inverno, in molti casi con bambini piccoli a carico. Sono tante le storie che andrebbero raccontate per spiegare, o meglio fotografare, la tragica situazione che stanno vivendo queste persone, molte simili tra loro, alcune con problematiche particolari.
Come ad esempio la storia di una famiglia nigeriana ospite in un centro di Caltanissetta, composta da padre, madre e due figli di 2 e 3 anni: il padre è richiedente asilo in attesa di pronuncia sul suo ricorso, la madre ha la protezione umanitaria e necessita di cure per patologie particolari, così come il figlio piccolo. Cosa potrebbe succedere a questa famiglia?
Quasi sicuramente verrebbe divisa: il padre verrebbe trasferito in un centro di accoglienza straordinaria, mentre la madre con i bambini potrebbero dover definitivamente uscire dal circuito dell’accoglienza e farsi carico in maniera autonoma delle cure di cui necessitano. Ma questa è soltanto una delle storie, giusto una tra migliaia di storie simili.
Il Viminale, a seguito delle numerose richieste da parte di enti ed associazioni operanti nel settore dell’accoglienza, ha accordato una proroga, che garantisce ai richiedenti asilo la permanenza nelle strutture anche in data successiva al 31 dicembre. Ma si tratta comunque di una soluzione provvisoria che lascia ancora tutti in questo limbo, soprattutto di una soluzione poco chiara e poco definita, poiché i comuni stanno ancora attendendo una risposta delucidante da parte del Servizio centrale del ministero, per sapere come potersi muovere d’ora in poi.