Undici anni fa divenne di dominio pubblico il fatto che ogni giorno da Rosarno partivano per andare a lavorare nella Piana di Gioia Tauro migliaia di migranti. Come braccianti agricoli, in condizione di schiavitù. Cosa (non) è cambiato dal noto giorno della Rivolta di Rosarno del 2010?
Le condizioni socio-economico-sanitarie dei lavoratori agricoli sono ancora drammatiche. Oltre al pesante sfruttamento lavorativo, l’anno pandemico ha accresciuto le tensioni inerenti alle precarie condizioni abitative. Medu dichiara in un comunicato stampa del 13 gennaio 2021 che “La pandemia da Coronavirus ha trovato terreno fertile presso gli insediamenti precari dove la promiscuità abitativa e le pessime condizioni igienico-sanitarie hanno favorito una rapida diffusione del contagio. E d’altra parte il sistema sanitario locale, più volte commissariato e gravemente carente in termini di risorse umane ed economiche, non è riuscito a pianificare e mettere in atto misure efficaci – in termini di screening e contenimento del virus – a tutela della salute della popolazione degli insediamenti precari e di tutta la collettività. Mancanza di informazione sul virus e sulle modalità per la prevenzione e il contenimento, assenza di misure di supporto al reddito, necessità legate alla sopravvivenza, hanno contribuito a rendere nel complesso inefficaci le poche misure sanitarie adottate. Il team della clinica mobile di MEDU è tornato ad operare nella Piana per il settimo anno consecutivo nel mese di ottobre 2020, fornendo assistenza sanitaria e supporto legale ai lavoratori agricoli che vivono presso la tendopoli ufficiale di San Ferdinando, il campo container di Rosarno e i casolari abbandonati nelle campagne dei comuni limitrofi”.
La geografia e l’eloquente comunicazione visiva di San Ferdinando non sono mutate in positivo, anzi. I cumuli di rifiuti sono parte integrante del paesaggio abitativo ed il difficile accesso a luce, acqua e servizi igienici è ormai fenomeno conclamato e sedimentato.
“L’88% dei 100 pazienti visitati da Medu nel corso dei primi mesi di intervento (ottobre-dicembre) era regolarmente soggiornante, ma poco più della metà delle persone che hanno fornito informazioni sulla condizione lavorativa (54) ha affermato di essere in possesso di un contratto di lavoro (55%) nella maggior parte dei casi di breve durata. Inoltre, solo una minima percentuale (13%) ha dichiarato di ricevere una regolare busta paga.”
Ad ottobre e novembre 2020 è accaduto anche che le autorità locali predisponessero due zone rosse (campo container di Rosarno e tendopoli di San Ferdinando) a causa del numero di positivi al Covid-19. Una misura del genere, senza il supporto di una sorveglianza epidemiologica adeguata o aree di isolamento, e priva di vere forme di tutela economica per gli impossibilitati a raggiungere posti di lavoro o di ammortizzazione sociale di qualsiasi sorta, è risultata spietatamente deleteria per la salute psico-fisica dei lavoratori migranti.
Allora sappiamo, ad undici anni dalla Rivolta di Rosarno, cosa (non) è cambiato.
Fonte Foto: Medu 13/01/2021