Da un sondaggio svolto dall’Istituto Cattaneo, una fondazione di ricerca che si occupa di studi politici, economici e sociali con sede a Bologna, è emerso che gli italiani hanno una percezione del tutto falsata del fenomeno migratorio.
Secondo dati statistici dell’Unhcr, nella prima metà dello scorso anno gli immigrati giunti in Italia sono stati 2779. Quello che in realtà è un valore pari al 9% (così riporta una indagine IPSOS) viene percepito come un afflusso in continua crescita rispetto agli anni passati, circa il 30% se si tiene presente del valore percentile.
La situazione è, invece, piuttosto stabile e l’Italia non risulta essere la meta con maggiore affluenza: il primato spetta, infatti, alla Germania a partire dal 2015, seguita da Spagna e Grecia.
Quello che dovrebbe far riflettere è la duplice pecca che ha questa percezione falsata: non solo i numeri sono molto più bassi rispetto alla realtà fotografata e divulgata dalla cattiva informazione, sicuramente spinta da un governo discriminante, contrario al fenomeno, che si ostina a non tutelare il nuovo arrivato, piuttosto a chiudere le porte, oltre che da un minimo di ignoranza da parte di chi si informa, ma anche il riscontro che tale flusso migratorio potrebbe avere in Italia, in risposta ad alcune problematiche che si stanno sempre più evidenziando. A tal proposito, basti pensare al tasso di natalità in continuo calo nell’ultimo periodo e quindi un conseguente invecchiamento della popolazione, all’aumento del tasso della fuga di cervelli, costretti a spostarsi per avere un’opportunità lavorativa o anche solo per vedersi riconosciuto qualche merito, alla presenza di numerosi “comuni fantasma” che verrebbero così ripopolati, senza tener conto dell’incidenza sul mercato del lavoro.
Fare cattiva informazione, purtroppo, provoca una reazione a catena da cui è difficile distaccarsi, perché si crea un sentimento di contrasto generalizzato e si rischia di perdere di vista la realtà e, di conseguenza, di non agire sulle reali problematicità per il bene comune.