“Qui mi sento morto. La persona che ero una volta non esiste più. Dicono che siamo in Europa, ma mi sembra che qui si viva peggio di molti posti in Africa. Questa è la periferia invisibile dell’Europa.”
Questa è la testimonianza di un ragazzo di 30 anni, proveniente dal Niger, che si è trasferito tempo fa nel complesso industriale dismesso dell’ex-Felandina, nei pressi di Metaponto, in Basilicata.
Metaponto conta circa 1000 abitanti, il che rende ancora più sconcertante il numero degli “ospitati” nel suddetto ghetto, che nei mesi di raccolta nei campi supera i 400, quasi la metà della popolazione ufficiale. Sono braccianti agricoli di origine straniera, costretti a lavorare duramente nei campi per diverse ore al giorno, sottopagati e soprattutto senza nessuna tutela legale. Ma non è solo questo il problema, anzi questa è una sorta di decisione che prendono (o forse sarebbe il caso di dire “subiscono”) per poter vivere. Il vero fulcro della questione è che, una volta finite le ore di lavoro, non hanno un posto abbastanza dignitoso da poter definire casa. Si ritrovano in baraccopoli o casolari fatiscenti, in condizioni malsane, senza acqua potabile, senza luce, in camere sovraffollate e sporche e, come se non bastasse, non hanno nemmeno il diritto ad avere cure, poiché la sanità e la burocrazia toglie loro anche l’ultimo briciolo di dignità rimasto. Cure di cui avrebbero in realtà bisogno, poiché l’ambiente abitativo e lavorativo in cui sono costretti a stare quotidianamente porta come conseguenza patologie di vario genere, più o meno gravi, ma che comunque intaccano il loro benessere e la loro salute. Viene loro negata assistenza medica per una scadenza della tessera sanitaria, pur vivendo da molti anni in Italia o avendo regolare permesso di soggiorno, o comunque per limitazioni amministrative e burocratiche, come se la vita di una persona non contasse nulla.
Questo drammatico quadro emerge da un rapporto di Medici Senza Frontiere, un’organizzazione medico-umanitaria internazionale ed indipendente fondata nel 1971, che da tempo ormai svolge attività di supporto medico e sociale anche nelle aree rurali della Basilicata con delle unità mobili che regolarmente raggiungono questi posti, impegnandosi ad aiutare chi ne ha bisogno con varie figure professionali, nella speranza che qualcosa nel sistema possa smuoversi e cambiare.