Il 28 aprile si è svolta una videoconferenza tra i Garanti delle regioni, Province, Città metropolitane, Comuni e Garante nazionale per discutere sulle situazioni di privazione della libertà in questo particolare periodo di emergenza sanitaria, prestando particolare attenzione ai detenuti nelle carceri italiane ed ai migranti nei CPR, negli hotspot, nelle strutture sanitarie e nei luoghi di quarantena.
Per quanto riguarda i migranti, secondo l’ultimo bollettino disponibile, vi sono 240 presenze stabili nei vari CPR, strutture che rispettano il limite di capienza, anche nel caso di posti al completo di Macomer e Gradisca di Isonzo; 223 sono invece le presenze totali negli hotspot di Lampedusa, Messina e Pozzallo, i quali sono diventati temporaneamente dei luoghi di quarantena per tutti i cittadini stranieri sbarcati sulle coste italiane.
Tenendo in considerazione il protrarsi del periodo di emergenza sanitaria, le Autorità hanno deciso di utilizzare le navi come luoghi di quarantena preventiva per tutti coloro che sono stati soccorsi in mare e che, a seguito del decreto interministeriale del 17 aprile, non possono essere trasferiti in un Pos, ossia un Place Of Safety. Questa procedura speciale, al momento, è stata presa realizzata solo nel caso dei migranti soccorsi delle navi “Alan Kurdi” e “Aita Mari”, i quali sono stati trasferiti a bordo della nave “Rubattino”, della Compagnia italiana Tirrenia, ancorata ad un miglio a largo di Palermo, dove rimarrà per l’intero periodo emergenziale, con a bordo personale sanitario competente.
È stata avviata una procedura di noleggio di altre navi da destinarsi ad uso di misura di quarantena preventiva, ma questo ha scatenato un parere contrario, perché non si tiene conto del limbo nel quale vengono introdotti i migranti soccorsi, i quali non solo non hanno la possibilità di esercitare i diritti che l’Italia riconosce e tutela, pur rientrando nella giurisdizione dello Stato stesso, ma non sono neanche adeguatamente informati sulle misure restrittive in atto.