Non si alleggerisce la situazione di Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace con alle spalle tre mandati (2004/2018) , sollevato dall’incarico dopo il coinvolgimento nell’indagine Xenia e costretto al divieto di dimora nel paese fino allo scorso novembre.
Tale indagine, ricordiamo, nasce dalla denuncia del titolare di un negozio di generi alimentari, il quale ha riferito di aver dovuto emettere fatture false per ottenere il rimborso dei bonus sociali, consegnati come pagamento anticipato dagli stessi immigrati,e vede coinvolte 26 persone accusate di associazione a delinquere, truffa e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina sulla gestione dei progetti di accoglienza.
Nei giorni scorsi, infatti, la procura di Locri ha notificato all’ex primo cittadino un ennesimo avviso di garanzia, questa volta con l’accusa di aver falsificato alcuni documenti di identità degli immigrati ospiti nei progetti di accoglienza. Nello specifico, proprio come racconta lo stesso Mimmo Lucano, si tratta di aver rilasciato la carta di identità ad una giovane mamma eritrea e a suo figlio di pochi mesi senza avere il permesso di soggiorno, fatto successo nel settembre del 2016 e che sarebbe pronto a rifare, poiché il bambino aveva bisogno di assistenza sanitaria e, come risaputo, si tratta di un diritto inalienabile.
Proprio per questo motivo, a fine dicembre 2019, la Guardia di Finanza si è presentata al Comune per acquisire atti e determine sulla gestione dei progetti Sprar dal 2014 al 2018.
Ma l’ex sindaco non si abbatte ed in occasione di una udienza ha, ancora una volta, chiarito la sua posizione, affermando di essere stato usato dallo Stato, dichiarandosi un buon sindaco che ha sempre agito per un ideale, sensibile a problematiche legate all’immigrazione e sostenitore convinto del modello Riace come opportunità per valorizzare un paese ed una economia ormai decadenti.