Sono quasi un migliaio i migranti e le migranti nel gelo della Bosnia. Dopo l’incendio del 23 dicembre 2020 presso il campo profughi di Lipa, circa novecento persone sono rimaste senza niente, ad infierire sui loro corpi stanchi anche le copiose nevicate di questi giorni. Né acqua né elettricità. Con estrema difficoltà la Caritas e la Croce Rossa provano ad intervenire, mentre avvertono l’Europa sulla grave catastrofe umanitaria in corso a pochi chilometri dai suoi confini.
Le persone lasciate a gelare nei boschi provengono perlopiù dall’Afghanistan, dal Pakistan e dalla Siria. E così, mentre le istituzioni europee giocano al rimbalzo delle responsabilità con le autorità bosniache, lungo la rotta balcanica, quasi un migliaio di persone vivono senza un riparo sicuro, un rifugio dignitoso, nel pieno di un rigidissimo inverno a -11°. Dopo le numerose segnalazioni e proteste internazionali, sono arrivate una ventina di tende militari riscaldate messe a disposizione dalle autorità locali per la mancanza di strutture d’accoglienza adeguate. L’anno scorso il numero di migranti che hanno viaggiato sulla rotta balcanica è aumentato di oltre il 75%.
Sono stati anche i respingimenti condotti al confine sloveno, fin dalla primavera, a determinare l’emergenza attuale. L’Italia stessa ha riammesso senza formalità persone in Slovenia fino al territorio bosniaco. Questo è uno degli strumenti che caratterizza, a catena, l’azione di respingimento perpetrata dalle Nazioni lungo la rotta. Violazioni dei diritti umani gravi e imperdonabili: questa è la prospettiva verso cui accompagna il Viminale i migranti e le migranti reduci dal “the game1”, mentre nei servizi TV italiani, timidamente e lentamente, iniziano ad entrare anche i loro volti.
L’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) ha denunciato questi silenziosi respingimenti disumani in Italia nel 2020: “L’accordo bilaterale Italia – Slovenia per la riammissione delle persone alla frontiera, firmato a Roma il 3 settembre 1996, contiene previsioni finalizzate a favorire la riammissione sul territorio dei due Stati sia di cittadini di uno dei due Stati contraenti sia cittadini di Stati terzi. In primis occorre rilevare come tale Accordo risulti illegittimo per contrarietà al sistema costituzionale interno italiano e per violazione di normative interne.2”
Fonte foto: Hannu-Pekka Laiho / International Red Cross
1 ‘tentativo di oltrepassare il confine’ in gergo
2 Documento di analisi ASGI aggiornato al 05/06/2020