Lo striscione appeso dai migranti davanti al centro di accoglienza di Palazzo San Gervasio, in Basilicata, riporta proprio le parole del titolo, quasi a voler richiedere di vedersi rispettata una dignità che invece ognuno di noi, in quanto essere umano, dovrebbe avere.
Il centro di accoglienza di Palazzo San Gervasio, aperto nel 2014, è momentaneamente chiuso per alcuni lavori di ristrutturazione, per cui i migranti arrivati in Basilicata per svolgere il loro lavoro stagionale di raccolta nei campi si sono trovati senza un posto dove stare. O meglio: è stato proposto loro di andare nel ghetto delle Matinelle, un posto non solo sovraffollato, ma anche carente di acqua corrente e di elettricità, in quanto in passato erano i caporali a pagare le utenze, ma attualmente sono stati arrestati. Il ghetto risulta essere, quindi, un posto con un elevato rischio, considerata l’ancora in bilico situazione sanitaria.
Proprio per questo, i migranti si sono rifiutati di entrare nel ghetto ed hanno preferito passare la notte in strada davanti al centro chiuso, a mò di protesta, per non restare in silenzio e per far rispettare i loro diritti, in attesa di essere ascoltati dal sindaco. Si tratta di lavoratori stagionali, che si spostano nelle varie zone italiane inseguendo quelle che sono le tradizionali raccolte locali. Importante presenza fisica di questa protesta è quella di Gervasio Ungolo, dell’Osservatorio migranti della Basilicata, il quale abbraccia la loro protesta, chiede che venga affidato loro un tetto sicuro sotto cui poter stare e, soprattutto, che non siano costretti a cedere ed entrare nel ghetto, dove davvero si rischiano focolai ed ulteriori vittime.
Purtroppo questo anno in corso sta davvero gravando sulla vita di ogni singola persona, da diversi punti di vista. Ciò su cui fino ad ora si è discusso per quanto riguarda il caporalato ed il lavoro nero non ha, purtroppo, lavorato queste possibili storie e sfaccettature da sistemare.