Nel cuore del Mediterraneo, la Calabria è approdo privilegiato per quanti fuggono da fame, guerre, povertà, tirannie. Un fiume umano continua a scegliere, nonostante i rifiuti, la via del mare per tentare di sottrarsi a condizioni di vita insopportabili, fuggendo soprattutto dal continente africano. Uomini, donne e bambini senza prospettiva se non quella di scegliere tra una morte possibile – quella tra le onde, risucchiati dal buio dei fondali dopo viaggi estenuanti su mezzi improbabili e insicuri – e una morte certa, quella che li insegue ogni giorno nei propri paesi di origine. La politica continua a ragionare, o meglio a “rimpallarsi” responsabilità sul da farsi per arginare quello che viene presentato come un problema o peggio come un’emergenza continua. Consapevoli della complessità della materia che maneggiano, con l’obiettivo finale di superare le cause che spingono migliaia di persone a dire addio alle proprie radici, dovrebbero quanto meno agire per scongiurare le estreme conseguenze dei viaggi della speranza che diventano troppo spesso trappole mortali. I migranti continuano a scegliere la via dell’esodo per sottrarsi a schiavitù ed oppressione. La fame non è forse una terrificante forma di schiavitù? Le guerre non sono una forma crudele di oppressione alla quale ogni essere vivente ha il pieno diritto di sottrarsi? Eppure, con la complicità di quella politica che si nutre di paura e alimenta l’odio verso il diverso per trarne vantaggio elettorale, l’accoglienza di cui soprattutto il sud dell’Italia è stato sempre emblema, diventa un’opzione, quando dovrebbe essere la regola.
E’ una questione di umanità: non possiamo voltare le spalle al mare mentre uomini, donne e sempre più bambini muoiono inseguendo la libertà di essere vivi. Ma la politica non è prima di tutto umanità, attenzione ai bisogni umani? La politica non è prima di tutto visione e capacità di conciliare interessi dei singoli e interessi generali ? La Calabria continua ad essere terra di approdo naturale per chi cerca una speranza di futuro. Ma se la speranza di un futuro migliore e la sua ricerca sono insiti nell’uomo non potremo arginare questa ricerca, quindi non potremo eliminare le migrazioni e non potremo ignorarle, piuttosto dobbiamo imparare a governare il fenomeno delle migrazioni, solo in questo modo potremo evitare pericoli insiti in tutti i fenomeni di massa ignorati e non gestiti che diventano rischi sociali piuttosto che opportunità. Tra i primi rischi c’è il lasciare queste persone nelle mani della criminalità che sfrutta e utilizza braccia e corpi per il proprio tornaconto criminale e che fa business del dolore.
Questo la politica non può permetterlo altrimenti avrebbe fallito il suo scopo, quindi la politica deve fare il suo mestiere: gestire i problemi e fare in modo, per come possibile, che diventino opportunità, trovare il modo per dare vita sicura, benessere e crescita sociale ed economica ed anche in questo senso il fenomeno delle migrazioni, gestito intelligentemente può aiutare. Ma ciò accade se il problema si inquadra in una logica corretta che, al netto della propaganda, guarda ai paesi che hanno saputo gestire l’ingresso di numeri consistenti di persone e ne hanno fatto la carta vincente per crescere, adotta misure che consentono di andare oltre la gestione dell’emergenza e dell’occasionalità del fenomeno, che è tutt’altro che occasionale, costruisce rapporti in grado di produrre cambiamenti strutturali e duraturi con gli altri Paesi interessati al fenomeno. E soprattutto parte da considerazioni serie e da dati reali che consentono di interpretare correttamente il fenomeno ed adottare misure efficaci.
Gli stranieri residenti al 1° gennaio 2018 sono 108.494, pari al 5,5% della popolazione complessiva, rispetto a un valore che cinque anni prima era stimato al 4,4%. Gli stranieri residenti in Calabria, a differenza dei residenti autoctoni in forte calo, risultano in grande crescita (si registrano 5.670 residenti in più rispetto al 2016. Infatti, nel 2017 per la popolazione straniera il saldo migratorio con l’estero è stato positivo per 9.995 unità (dato dalla differenza tra 10.630 nuovi iscritti all’anagrafe e 635 cancellati). Il problema vero è pesante è la concentrazione di persone nelle aree di sbarco, che sono già aree deboli dal punto di vista economico e con un tessuto sociale fragile e provato, a questo si accompagna il problema di una debole è inefficace gestione del post emergenza, vale a dire una scarsa capacità di gestione della fase di integrazione.
La popolazione straniera è concentrata, prevalentemente, nelle province di Cosenza con 35.559 cittadini e di Reggio Calabria con 32.870, cui seguono le province di Catanzaro (19.140), Crotone (12.789) e Vibo Valentia (8.136). È Crotone la provincia con la più alta incidenza
della popolazione straniera rispetto al totale dei residenti, con il 7,3%, mentre in valori assoluti si segnalano incrementi della popolazione straniera soprattutto nel Cosentino (+2.149) e nella provincia di Reggio Calabria (+1.339). Accoglienza, quindi, è anche gestione del fenomeno migratorio nella sua complessità. Dobbiamo fare i conti con una difficoltà nell’accesso ai servizi (sanità, lavoro), con una sostanziale inadeguatezza del sistema scolastico ad affrontare le esigenze delle popolazioni immigrate di seconda generazione e, ancora di più, dei nuovi arrivati; una difficoltà alla diffusione e trasferimento delle buone prassi di accoglienza maturate nel corso degli anni, che pure sono tante e però hanno il difetto di non passare da buone prassi a prassi e testimoniano il tentativo, in molti territori, di attivare processi integrati nell’ambito dell’offerta di salute e del benessere, al fine di uniformare ed omogeneizzare la governance sanitaria e sociale. Dobbiamo fare i conti con i bisogni di base delle persone, che non possono vivere ammassate in ghetti provvisori o lasciate al nulla per evitare i ghetti provvisori, come è avvenuto a Rosarno e San Ferdinando, perché diventano un pericolo per sè e per gli altri, dobbiamo fare i conti con le risposte a bisogni elementari ed a bisogni complessi e non possiamo lasciare che sia la criminalità organizzata a gestire pro domo sua le persone sfruttando i bisogni.
Serve, in sostanza, una strategia di integrazione capace di affrontare anche i crescenti atteggiamenti di chiusura nei confronti dei profughi e dai rigurgiti di razzismo generati dalle strumentalizzazioni politiche. Tale constatazione rende pertanto necessario l’articolazione di una serie di azioni volte a incidere sui processi di rappresentanza e di accoglienza delle comunità straniere, attraverso interventi tesi a favorire l’accesso ai servizi primari (sanità) ed il loro adeguamento ai nuovi standard, a diffondere le ragioni dell’immigrazione/emigrazione,
a valorizzare le culture di provenienza attraverso il confronto con le culture locali. La Regione Calabria non solo ci sta provando, ma sta mostrando una buona capacità di produrre progetti in grado di rispondere a bisogni dei migranti con un occhio alle popolazioni. In questa direzione con fondi di bilancio la nostra Regione ha predisposto un piano triennale per l’accoglienza al fine di lenire gli effetti perversi di una politica sovranista che ha cancellato la protezione umanitaria e ogni tutela ad essa conseguente. Ciò provocando espulsioni dai circuiti dalla prima come dalla seconda accoglienza e il diniego all’accesso ad alcune tutele indefettibili come l’accesso alle cure sanitarie. Pertanto abbiamo attivato una politica dell’abitare, servizi di tutela socio sanitaria e servizi innovativi per il trasporto dei migranti verso i luoghi del lavoro al fine di contrastare azioni di caporalato.
Tanti altri poi, sono i progetti che abbiamo messo in campo, avviato e realizzato, nel settore dell’Immigrazione. Pensiamo ad esempio al progetto Incipit, per l’identificazione, protezione ed inclusione sociale delle vittime di tratta, in corso di attività; i Piani regionali per la formazione civico linguistica (FAMI 2014/2020) che forniscono corsi di lingua ed educazione civica. E ancora: il progetto “La Calabria accoglie 2.0”, un progetto in corso di attività (FAMI 2014/2020 avviso Multinazionale Impact), che si propone lotta alla dispersione scolastica, facilitazione accesso ai servizi pubblici, valorizzazione della rappresentatività degli immigrati, sensibilizzazione. Siamo in attesa dell’approvazione degli schemi di convenzione con Azienda Calabria lavoro per avviare l’attuazione di un PON inclusione per svolgere attività di emersione del lavoro sfruttato in agricoltura e lotta al caporalato nel settore, assieme ad un progetto FAMI emergenziale 2014/2020, progetto finanziato direttamente dalla Comunità europea che vede il Ministero del lavoro capofila. Si tratta solo alcuni dei progetti messi in cantiere dalla Regione per realizzare quella accoglienza nei fatti che ha come fine ultimo la vera integrazione, quella umana e sociale che nessuna norma può imporre ma che, rispettando le norme e valorizzando le opportunità messe a disposizione anche dall’UE possiamo realizzare e dobbiamo perseguire.