Il quotidiano britannico The Guardian ha pubblicato nuove testimonianze di abusi polizieschi al confine tra Croazia e Bosnia Erzegovina.
Il ministero dell’Interno di Zagabria ha negato ogni coinvolgimento e ha affermato che nulla è stato riscontrato durante le indagini interne.
L’inchiesta giornalistica, firmata dal corrispondente Lorenzo Tondo, si basa sui dati del Danish Refugee Council (DRC) e la realtà narrata è quella di migliaia di persone bloccate alle frontiere dell’UE lungo la cosiddetta rotta balcanica. ‘Le testimonianze raccolte dalle vittime dei respingimenti sono orribili’ ha dichiarato il segretario generale della RDC, Charlotte Slente, ‘Più di 75 persone in una settimana hanno denunciato in forma indipendente trattamenti disumani, pestaggi selvaggi e persino abusi sessuali’.
Per coloro che seguono le ONG sulla frontiera meridionale della Croazia non sono parole incredibili. La situazione è critica già da anni.
Secondo i resoconti dei migranti, gli abusi (comportamenti brutali, umiliazioni, furti e distruzione di effetti personali, un’aggressione sessuale) si sono verificati in territorio croato oltre il confine da Velika Kladuša in Bosnia, vicino a Šiljkovača, una tendopoli nella foresta in cui dimorano circa 700 rifugiati e migranti.
‘Tutte le persone intervistate dalla RDC hanno riportato ferite visibili da percosse (contusioni e tagli), a seguito di presunte violenze della polizia croata’, si legge nello stralcio del rapporto della RDC pubblicato dal The Guardian.
Gruppi di richiedenti asilo tentano di passare dalla Bosnia alla Croazia di notte. La rotta è pattugliata da polizia armata e dotata di occhiali per la visione notturna. Operatori umanitari, medici, funzionari delle Nazioni Unite, documentano torture e violenze sistematiche da tempo.
‘Il Governo croato e la Commissione Europea devono agire per porre fine all’uso sistematico della violenza’, ha detto inoltre Charlotte Slente, ‘Trattare gli esseri umani in questo modo, infliggere forti dolori e causare sofferenze inutili, indipendentemente dal loro status migratorio, non può e non deve essere accettato da nessun paese europeo o da nessuna istituzione dell’UE. È urgente garantire che siano in atto meccanismi indipendenti di monitoraggio delle frontiere per prevenire questi abusi’.
La polizia croata non ha commentato.
A giugno il The Guardian aveva accusato i funzionari dell’UE di un “oltraggioso insabbiamento” : dei messaggi di posta elettronica svelavano che i funzionari di Bruxelles temevano di portare alla luce la totale mancanza di impegno della Croazia nel monitoraggio che i ministri dell’UE avevano finanziato.
Le accuse sono giunte di pari passo con la presentazione del rapporto finale sullo stanziamento economico, in cui la Croazia affermava che il progetto aveva ‘contribuito a rendere più coscienziosa e di qualità superiore l’attuazione delle attività di sorveglianza delle frontiere, con enfasi sul rispetto dei migranti diritti garantiti dalla legislazione internazionale, europea e nazionale’.
Gli autori dei respingimenti più violenti sono descritti con uniformi nere e passamontagna, non riconducibili alle uniformi ufficiali della polizia di frontiera del paese. Secondo le ricerche di Border Violence Monitoring Network corrispondono però a quelle indossate dalle unità di intervento del Ministero dell’Interno croato, provenienti dalle stazioni di polizia di tutto il paese.
Fonte Mappa: https://www.borderviolence.eu/15983-2/