Il suo nome è Abu Salem Mohammed, nato in Giordania oggi pediatra in Italia. Quarto di dieci fratelli. Famiglia numerosa: cinque maschi e cinque femmine. Ognuno di loro ha studiato, si è realizzato, oggi sono impegnati in vari settori: architetti, farmacisti, tutti professionisti affermati. Mohammed ha da sempre desiderato essere un medico. lo ha chiesto al papà, generale dell’esercito giordano. Famiglia agiata, diverse potevano essere le opportunità per il giovane Mohammed. A diciassette anni abbandona la sua terra per realizzare il sogno di una vita: essere al servizio degli altri. Essere accanto ai bambini.
Ecco perché del suo viaggio in un altro continente. In Italia dal 1971, prima a Perugia per apprendere la lingua Italiana e avere quindi la possibilità di accedere alla facoltà di Medicina. Poi alla Sapienza di Roma, per studiare sui libri, desideroso di apprendere. Mohammed ha giurato “di curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno, prescindendo da etnia, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica, promuovendo l’eliminazione di ogni forma di discriminazione”. Lo ripete durante l’intervista, cosciente del fatto che solo un medico, fiero del suo lavoro, al servizio dell’umanità, può decidere un giorno di abbandonare la propria casa e “essere in prima fila per salvare vite umane”. Lo dice con voce ferma e convinta. Oggi esercita la professione a Rossano. “Appena laureato – racconta – ho lavorato i primi anni negli Emirati Arabi, a Dubai. Poi in Giordania, quindi, la scelta condivisa con mia moglie, calabrese, di mettere su famiglia, in Italia, a sud”. Oggi nel suo studio ci sono tanti bambini. Italiani, marocchini, tunisini, rumeni, i loro occhi lo scrutano, sorridono.
Tante famiglie si affidano a lui. Mohammed è sempre disponibile dimenticando spesso anche il “lato economico”. “La cura non si somministra in base a quanto sia possibile pagare. Ci sono tante famiglie in difficoltà, hanno bisogno di una mano, i soldi non sono tutto. “Sapere che i miei piccoli pazienti stanno bene, che sono guariti da un semplice influenza come da qualcosa di più importante grazie al mio contributo, alla mia diagnosi, è la vera ricchezza. La ricchezza che va oltre il denaro”. “Il nostro secolo – ricorda ancora Mohammed – sta registrando un momento difficile, per tanti popoli che scappano dalla propria terra, che fuggono dalla povertà quanto dalla guerra, da ritorsioni orribili, con qualsiasi mezzo e modo pur di sopravvivere.
Questa non è la mia storia ma con il rispetto di chi è stato accolto chiedo a tutti di saper accogliere, porgere la mano”. Abu Salem Mohammed, musulmano, padre di due giovani, il primo ingegnere, la seconda ricercatrice universitaria, si sente accolto: “non c’è posto diverso dove vorrei vivere. La Calabria è terra meravigliosa. Sicuramente la persona ignorante esiste qui come in Francia come in America. Non esiste discriminazione se guardi all’altro nel rispetto della sua origine, del suo colore della pelle, anche lui come me ha due occhi, due braccia, una voce per farsi ascoltare, due mani per lavorare e mettersi al servizio degli altri”. Abu Salem Mohammed è il medico buono venuto da lontano.