Gli immigrati non sono untori, sono persone

Gli immigrati non sono untori, sono persone

Anche, o purtroppo va detto soprattutto, in questo delicato e particolare periodo storico che stiamo vivendo tutti vengono messe in risalto alcune piccolezze umane.

Si sa che, nonostante i passi avanti, i pregiudizi esistono ancora e che alcuni contesti sociali non sono visti di buon occhio, ma qui si rasenta davvero il ridicolo. Il mondo sta affrontando una pandemia che lo ha paralizzato per mesi e che continua a portarsi dietro, oltre ai disagi ed alle preoccupazioni, un numero spaventoso di vittime. Ma anche in questa difficoltà sociale, molti focalizzano l’attenzione sulla discriminazione razziale, etichettando i migranti come untori. In tal senso si è espressa la dottoressa Sandra Zampa, sottosegretaria alla Salute, dopo aver studiato e valutato i dati raccolti dall’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà, documento che non si concentra solo sugli immigrati, bensì su tutte le fasce vulnerabili. La sottosegretaria ha ribadito più volte che si tratta di un “giudizio umanamente triste e politicamente colpevole”.

Secondo tali dati, si parla di circa 240 immigrati risultati positivi al Covid, distribuiti in 68 strutture, in 8 diverse province del Nord Italia: siamo esattamente nella media italiana, non ci sono differenze e, soprattutto, non c’è peggior possibilità di ammalarsi. Va detto, inoltre, che la pericolosità è dovuta anche al fatto di condividere spazi ristretti e chiusi, particolare su cui le indicazioni anticontagio premono molto, ma è importante sottolineare che queste persone erano già in Italia, non vi sono arrivate adesso.

Per quanto riguarda invece il caso dell’ex caserma di Treviso ed i 300 immigrati risultati positivi, puntualizza la sottosegretaria, vi è obiettivamente stata una falla ed è importante, almeno adesso, capire se vi è stata una carenza di controlli necessari ed eseguiti per tempo. Ciononostante, è fondamentale che non venga avvalorata la tesi che i migranti sono degli untori e che tra operatori ed utenza vengano diffuse le linee guida da seguire per tenere la situazione sotto controllo.

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