Gli anni passano ma le cose non cambiano

Gli anni passano ma le cose non cambiano

“Tutto precario qui. E ora anche il futuro.”

Sono queste le parole di un ragazzo di 32 anni proveniente dal Gambia, ormai da sei anni a San Ferdinando, nel reggino. Durante un giro nella baraccopoli, il ragazzo racconta della sua esperienza, degli avvenimenti vissuti in questi ultimi anni, della situazione che sta degenerando, della sua paura per il futuro, paura condivisa da tanti.

Pochi giorni fa è ricorso il decimo anniversario della rivolta dei braccianti immigrati di Rosarno, i quali protestavano contro le violenze e lo sfruttamento della ’ndrangheta, dei caporali e degli imprenditori agricoli. In occasione di questa rivolta, si mise in evidenza l’emergenza umanitaria che coinvolge, ogni anno, oltre 2000 braccianti immigrati.

Da allora, nonostante siano state fatte promesse, la situazione non è ancora cambiata: le baraccopoli continuano ad esistere e ad essere sovraffollate, soprattutto in periodi in cui la manovalanza è maggiormente richiesta per raccolti di vario genere e purtroppo le condizioni di vita sono davvero al limite. Ad aggravare il tutto subentra il lavoro in nero con i suoi ritmi disumani, meno retribuito e non tassato, come denuncia Medu (Medici per i Diritti Umani), da anni concentrata a monitorare la situazione, che ha ora riaperto i soccorsi, piazzando una clinica mobile per assistere ed aiutare chi ne ha bisogno.

La ONG ha riscontrato un elevato tasso di malattie dovute alle condizioni in cui i braccianti sono costretti a vivere, alle quali si aggiungono le difficoltà effettivamente riscontrate per curarsi: fattore logistico, scarsa informazione o comunque il “semplice” fatto che non si può accedere al Servizio Sanitario Nazionale senza avere una residenza riconosciuta e a poco serve la lista delle persone che hanno già perso la vita per questi motivi. La ONG si sta battendo affinché si abbia una risposta concreta da parte dello Stato, a favore di una inclusione socio-abitativa dei lavoratori agricoli nei Comuni spopolati della zona e del riconoscimento dei loro diritti.

Dov’è?

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